Scatto, o scappo?

Quando cambiando una sola consonante cambia tutto il senso di quello che si vuol dire. A volte capita che lo si faccia involontariamente con le nostre grossa dita in tastiere troppo avanzate su cui è impossibile non commettere errori.

Comunque il senso è quello. Alla fine ho pensato, sai, stasera provo a fare uno scatto notturno, mi bevo una birra, faccio due prove e tento anche di fare la torcia svedese. L’ho sempre vista e mi sembra una cosa molto figa, da vero campfire.


Ci penso un pò e mi dico ma che senso ha?… penso di rimandare, ma qualcosa di più forte mi spinge e comincio a pensare come fare la foto, cosa serve e quando iniziare.
In fondo so che certe esperienze non devo farle solo, ma se non trovo nessuno prima o poi le faccio comunque. Beh, ieri sera non avevo voglia che fosse “poi”.
Faccio i primi scatti e vengono a galla le prime lacune, ma mi diverto e penso che se ne uscirà qualcosa di buono.
Questo comunque non è un diavolo di tutorial per spiegare cosa serve per fare una foto in notturna o come allestire il miglior campfire del mondo. È solo un pensiero allargato che mi è uscito dopo l’esperienza, come se stessi editando la foto post scatto. (si perchè lo fanno tutti)

Fare questo scatto ha fatto crescere in me una grandissima voglia di scappare, non fuggire da qualcosa o qualcuno, ma riempirmi di esperienze differenti, forse mi annoio in fretta o forse è solo la consapevolezza che qualcosa di interessante ed inaspettato mi sta chiamando.
Pigrosamente (mente-pigra).. si sveglia e ti fa capire che è il momento di organizzare, bene, ma che dico bene, dico realmente un viaggio, qualcosa in cui io possa perdermi in paesaggi, chiacchiere distratte e naturalmente birra. Ho voglia di un viaggio senza pretese e stamattina mentre pedalavo verso un caffè mi era venuta quasi l’idea di non fermarmi e di proseguire per un qualche posto, che bello avere questa energia.
Quando lo scatto aiuta lo scappo.

Testo e fotografia di Jack Flanella